Grande successo per il PhD Day del DII alla Scuola di Ingegneria

18 Ottobre 2024
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34 dottorandi del primo anno hanno potuto presentare il proprio lavoro, scambiarsi idee e progetti. I partecipanti stessi hanno scelto il poster migliore: la vincitrice di quest'anno è Laura Pavirani, biologa marina e ora dottoranda in ingegneria dell'informazione

Come ogni anno, i dottorandi del dipartimento sono stati chiamati a raccontare il proprio lavoro in una poster session. L'edizione di quest'anno si è svolta non nella sede del Dipartimento, ma presso la Scuola di Ingegneria, per incentivare la partecipazione di tutti e gli scambi tra dottorandi, studenti e docenti. La risposta è infatti stata ampia, grazie all'impegno degli organizzatori Nicola Vanello, Chiara Magliaro e Fulvio Gini e al contributo dell'Università di Pisa.

"La poster session - commentano gli organizzatori - per molti degli studenti di dottorato del primo anno è un 'debutto in società', perché è la prima occasione di discutere i risultati preliminari della propria ricerca con un pubblico di settore. Ma, per un dipartimento in crescita e che si disloca in più sedi, è anche una occasione per conoscere tutti i colleghi, condividere le prime impressioni sul dottorato, ma anche 'fare gruppo'. Infine, abbiamo notato un grande interesse e curiosità da parte degli studenti delle lauree magistrali. I dottorandi stessi hanno poi scelto il lavoro migliore tra quelli presentati: in questo modo sono stati incoraggiati a guardare tutti i lavori dei colleghi e a porre domande."

La vincitrice di quest' anno è Laura Pavirani, con il poster “Interplay of Climate, Fishing, and Biodiversity: Risk Assessment in the Mediterranean Sea”, un lavoro sull'analisi di big data di rilevanza climatica ed ecologica

Laura, modenese, ha conseguito la Laurea Magistrale in biologia marina a Bologna.

"Ho deciso di conseguire il dottorato in Ingegneria dell'Informazione -racconta -  pur essendo lontano dalla propria formazione accademica, per acquisire metodologie avanzate di analisi dei dati, che le possano permettere di avere una visione più ampia su come studiare, comprendere  e tutelare gli ambienti marini. Il lavoro propone una metodologia per identificare le aree dove la sovrapposizione di condizioni ambientali, fattori di cambiamento climatico, attività di pesca (legale e illegale) e biodiversità può generare situazioni potenzialmente ad alto rischio di degrado ambientale e sovrasfruttamento delle risorse di un ecosistema marino. La novità è che un problema di valutazione del rischio viene risolto mediante una combinazione di tecniche di clustering e statistiche. Questa metodologia ha permesso di identificare le zone a più alto rischio nel Mediterraneo concentrate soprattutto nelle aree di bassa profondità del Tirreno, del nord Adriatico, dell’Egeo, della Spagna e della Francia e zone delicate come lo Stretto di Sicilia e la Turchia orientale dove la pesca illegale è risultata tra i fattori prevalenti. Queste mappe rappresentano dei validi strumenti per autorità di monitoraggio come la FAO, la General Fisheries Commission of the Mediterranean e i governi dei Paesi del Mediterraneo, ai quali saranno presentate a breve. La ricerca è parte del progetto ITINERIS del PNRR ed è finanziata dall'Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lerici (CNR-ISMAR), in collaborazione con l'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione "A. Faedo" di Pisa (CNR-ISTI)".


Da sinistra Chiara Magliaro, Laura Pavirani, Nicola Vanello